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Il Museo di Lucerna dedica la sua attuale mostra a racconti leggendari provenienti dalla Svizzera centrale.

Le storie narrano di eventi straordinari, sovrannaturali o meravigliosi. Parlano di fantasmi, streghe e persino del diavolo in persona, o trattano di eventi storici e personaggi. A differenza delle fiabe, non sono completamente inventate, ma sono state tramandate di generazione in generazione e hanno un nucleo di verità. Non sorprende, quindi, che siano affascinanti, spaventose e spesso svolgano anche una funzione educativa, critica e moralizzante nei confronti della società. Le leggende sono presenti in tutto il mondo, ma la regione della Svizzera centrale ne è particolarmente ricca. Dalla pietra del drago di Lucerna e la balestra di Guglielmo Tell, ai manoscritti del XVIIXVIII secolo, fino agli oggetti magici di protezione, la mostra al Museo di Lucerna presenta in modo coinvolgente oggetti originali e frammenti cinematografici relativi a 77 leggende provenienti da tutte le regioni linguistiche della Svizzera. L’obiettivo principale è esplorare come queste leggende siano nate, si siano diffuse e abbiano influenzato la cultura, oltre a comprendere il loro impatto sulla società. Se qualcuno conosce altre leggende o ne vuole inventare una, ha persino la possibilità di rappresentarla spontaneamente nel teatro delle ombre presso il Museo Storico o registrarla presso una stazione audio del Museo della Natura.

historischesmuseum​.lu​.ch

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GWS Tag des Designs

Giornata internazionale del design

Mettiamo in palio una caraffa e due bicchieri della serie Douro firmata Bodum!

20. febbraio 2023 Cartier 02

Design in vetrina

Negozi di design da ammirare.

Oggi un negozio non deve catturare lo sguardo solo attraverso i prodotti che vende, ma anche tramite il modo in cui è allestimento. Dalle librerie futuristiche al minimalismo della moda: nella nostra serie di articoli vi mostriamo l’architettura interna di alcuni negozi moderni tutti da ammirare.

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28. novembre 2022 Teno

Design a puntino

I vincitori del Red Dot Design Award ci dimostrano come un prodotto possa realizzare completamente tutto il suo potenziale e diventare sia bello che funzionale.

Una delle cose più affascinanti del design? Che può essere ammirato non solo in un museo o in occasione di convention e fiere esclusive. Il design ci accompagna infatti tutto il giorno, sempre. Da quando accendiamo la macchinetta del caffè a quando spegniamo la lampada sul comodino, siamo circondati dal design. Da cose che non fungono solo da decorazione, bensì plasmano il nostro quotidiano. Come dice il motto, «form follows function». In fin dei conti, gli oggetti di uso quotidiano in primo luogo devono funzionare, e non solo essere esteticamente piacevoli. Che funzionalità e bellezza possano convivere ce lo dimostrano i numerosi vincitori del Red Dot Design Award, uno dei maggiori concorsi di design al mondo il cui motto recita «In search of good design». Una ricerca che lascia tracce… in forma di un piccolo bollino rosso che è considerato, a livello internazionale, uno dei sigilli di qualità più ambiti nel mondo del design. Gli ambiti premi nelle tre categorie, «product design», «brands & communication design» e «design concept» vengono conferiti a cadenza annuale. La giuria internazionale, composta da 48 esperti tra i quali figurano professori, consulenti, industrial designer e giornalisti. «Un Red Dot Design Award non si ottiene con una valutazione effettuata soltanto sulla base di fotografie. Le nostre aspettative sono ben più alte». Con queste parole il professor dott. Peter Zec, iniziatore e CEO di Red Dot, spiega il processo di selezione. A un test del prodotto in loco segue sempre una lunga e attenta discussione. Il risultato: idee entusiasmanti che migliorano il nostro presente e anche il nostro futuro. 

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Tamara Janes 01

Contro l’overdose fotografica

La fotografa Tamara Janes si chiede quale sia l’effetto che hanno su di noi immagini manipolate e foto fatte col cellulare.

Tamara Janes vuole contrastare la marea digitale di immagini che tutti noi scattiamo e distribuiamo ogni giorno. La fotografa si interroga sulla misura in cui le immagini che scattiamo con le fotocamere dei nostri cellulari cambino la nostra percezione della realtà. Inoltre, mette in evidenza i difetti e gli errori che si verificano quando le foto digitali vengono manipolate e non salvate in modo ottimale. In parte, tali difetti li ha riprodotti nelle sue opere. Allo stesso tempo però rivendica immagini non modificate, con tutte le loro imperfezioni, che peraltro stimolano la sua immaginazione. L’artista intende infatti sottolineare che l’attuale massificazione della fotografia va vista in modo critico, poiché in conseguenza di ciò la nostra percezione e il nostro rapporto con le immagini sono sempre più determinati dalla tecnologia e dagli algoritmi. È proprio questa overdose quotidiana di informazioni a mettere a dura prova i nostri sensi e, nel lungo periodo, a stravolgerli, scrive Janes. Al contempo, tuttavia, è precisamente questa evoluzione a fornire spunti di riflessione e attrito per il suo lavoro, e non da ultimo la motivazione a produrre delle immagini proprie. Con il suo amore per le foto brutte, formulato in modo singolare e provocatorio, l’artista si schiera contro la supremazia dei media digitali, come si legge nel testo di accompagnamento a una delle sue mostre. 

Tamara Janes si è formata presso la Scuola d’Arte e Design di Basilea, l’Università delle Arti di Zurigo, la School of Visual Arts di New York e nella classe di arti grafiche della Scuola di Design di San Gallo. Dal 2019 è docente presso la classe di fotografia della F + F Scuola d’Arte e Design di Zurigo.

Tra i riconoscimenti già ricevuti, il primo premio conseguito alla diciottesima edizione del concorso per giovani talenti promosso dalla vfg — Associazione artisti fotografici svizzeri. È stata nella rosa dei candidati per l’Unseen Dummy Award Amsterdam ed è stata più volte finalista per la borsa di studio Aeschlimann Corti della Società per le Arti di Berna, oltre ad aver ricevuto dalla città di Berna una borsa di studio per usufruire di un atelier a New York. Ha già esposto presso la Kunsthaus Pasquart Biel, la Kunsthaus Glarus, la Shedhalle Frauenfeld, l’Abbazia di Dornach, il Kunstraum Engländerbau a Vaduz, il Museo fotografico di Winterthur, la Galleria fotografica Coalmine di Winterthur, il Kunstraum Nextex a San Gallo, la Carrosserie Basel, alla Youth Art Biennale di Fortezza / Franzensfeste in Italia, alla Boccanera Gallery a Trento, al Museo d’Arte Thun, alla Red House di New York, alla Galleria Civica di Berna, alla Casa delle Arti elettroniche di Basilea e in molti altri luoghi.

tamarajanes​.ch

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