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Già il poeta Wilhelm Busch apprezzava il tartufo, il cui nome in tedesco peraltro fa rima col verbo «fiutare». Nel suo celebre poema satirico dedicato a Sant’Antonio da Padova viene descritta la scena in cui un maiale errante aiuta il santo a scoprire le prelibatezze nascoste nel terreno. Il fascino del tartufo è rimasto inalterato fino ai giorni nostri, insieme con la fama un po’, per così dire, pruriginosa di cui gode, dato che l’aroma che emana assomiglia a quello degli ormoni sessuali del cinghiale: per questo motivo sono le femmine di quest’animale ad avere il fiuto migliore. Forse è proprio per questo che il maiale in molte culture viene considerato un portafortuna? Dopotutto, i tartufi sono considerati i funghi più pregiati e, di conseguenza, più costosi al mondo, raggiungendo sul mercato il prezzo esorbitante di seimila euro — per chilogrammo, sia chiaro.

Ciò potrebbe anche dipendere dal fatto che cercare tartufi nel bosco, sottoterra nei pressi delle radici degli alberi, richiede talvolta abilità quasi acrobatiche: i maiali, una volta che hanno individuato il delizioso bottino, lo vogliono divorare subito e sono difficilissimi da domare. Per questo viene loro immediatamente infilata in bocca una pannocchia, una sorta di pratica soluzione per distrarli ed offrire loro un menù alternativo. Tali accorgimenti non sono necessari con i cani da tartufo ben addestrati, mentre nel caso delle «mosche del tartufo» è importante prestare attenzione a individuarle in tempo in modo da impedire che le loro uova, deposte vicino ai tartufi, si schiudano: le larve, infatti, li consumerebbero rapidamente. Per fortuna esistono diverse varietà di tartufi, cinque delle quali appartengono alla categoria più alta: il tartufo bianco di Alba, il tartufo nero del Périgord, il tartufo estivo, il tartufo invernale e quello cinese. Tuttavia, tutte queste varietà si distinguono per il loro aroma inconfondibile e possiedono notevoli proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e persino antitumorali. Non stupisce quindi che all’epoca Sant’Antonio non volgesse gli occhi al cielo, ma piuttosto a terra!