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Verso la metà del secolo il tavolo da pranzo globale inizierà ad essere un po’ troppo affollato. Ma non è un buon motivo per farci guastare l’appetito: gli scienziati stanno già preparando menù sostenibili.

La popolazione mondiale continua a crescere e per il 2050 sul pianeta vivranno dieci miliardi di persone. Una cifra stratosferica che impone a tutti gli stati del mondo di agire subito, se vogliono essere in grado di nutrire queste masse, soprattutto considerando che già oggi l’undici percento della popolazione globale soffre la fame. Ad aggravare ulteriormente la situazione si aggiungono fattori quali siccità, speculazioni sui generi alimentari e i cambiamenti climatici. La scienza è ben conscia di tali problematiche e avrebbe già a portata di mano alcuni progetti per evitare il peggio.

Uscire dal seminato

In effetti l’approccio è già mutato da tempo: chi non ha timore di guardare oltre il proprio naso si è accorto che il mercato della produzione di generi alimentari pullula di innovazioni destinate a ridefinire l’agricoltura tradizionale. L’Olanda ne è un ottimo esempio: è il secondo stato al mondo per esportazioni di prodotti agricoli. Il segreto di questo straordinario pollice verde non sono tanto le eccellenti condizioni climatiche, quanto piuttosto tecniche di coltivazione estremamente efficienti. I contadini, ad esempio, monitorano le condizioni dei campi e la crescita delle piante usando i droni, mentre l’accurato tracciamento GPS dei trattori assicura che nessun orticello venga concimato più del dovuto. A questo panorama si aggiungono le avveniristiche serre a idrocultura, che si avvalgono della coltivazione idroponica. Le piante non crescono nel terreno, bensì in un sostrato inorganico che le rifornisce di nutrienti nelle quantità ideali, risparmiando così non solo spazio, ma anche risorse. Negli anni questa tecnologia è stata perfezionata e combinata con l’itticoltura; stiamo parlando di acquaponica che sfrutta le deiezioni dei pesci come sostanze per concimare le piante. 

Scegliere il posto giusto

Ciò che oggi ci può apparire rivoluzionario, in realtà, è solo un assaggio del futuro. Gli esperti concordano sul fatto che, alla lunga, le nostre abitudini alimentari non potranno più essere soddisfatte. Una speranza ce la offre il cosiddetto «Vertical Farming», una forma speciale di agricoltura urbana in cui le colture non vengono piantate tradizionalmente nel terreno, bensì in complessi edificati su più piani sovrapposti. Le condizioni da serra dovrebbero rendere possibile coltivare tutto l’anno frutta, ortaggi, alghe e funghi, superando la questione della penuria di spazio in città, evitando i lunghi tragitti di consegna e tagliando, infine, le emissioni di CO2. Una dimostrazione del fatto che questa idea possa funzionare ce la offre Aerofarms, la fattoria verticale ad oggi più grande del mondo, dove si coltivano ortaggi in foglia senza bisogno né di irraggiamento solare, né di terreno. Le radici delle piante sono esposte all’aria arricchita di vapore acqueo e apposite sostanze nutritive, il tutto illuminato da LED. I vantaggi? Consumo di acqua tagliato del novantacinque percento, niente ricorso a pesticidi né concimi e un raccolto più generoso a parità di metri quadri. La start-up Seawater Greenhouse, invece, persegue un’altra strategia destinata a zone molto aride. Si tratta di serre inumidite dall’interno sfruttando acqua salmastra, che viene poi distillata e sfruttata per l’irrigazione. Tali strutture così tecnologiche non fanno però gola solo alla cara, vecchia Terra; nel 2018 un ingegnere aerospaziale ha condotto degli esperimenti sulla piattaforma di ghiaccio Ekström, in Antartide, per riuscire a coltivare verdure anche alle condizioni estreme del Polo Sud ricorrendo proprio a una tale serra. L’obiettivo era verificare quali tecnologie potrebbero funzionare nell’Universo per poter alimentare gli astronauti sulle stazioni orbitanti o persino i futuri coloni di Luna e Marte. Anche in questo caso si trattava di un sistema autarchico, in cui le radici erano esposte all’aria e veni-ano spruzzate con un’apposita miscela di sostanze nutritive e acqua che, una volta reimmessa nel sistema, veniva a sua volta riciclata. La serra stessa si trovava in un circuito di areazione chiuso, in cui le spore e i germi venivano eliminati tramite radiazioni UV, mentre il livello di CO2 veniva regolato artificialmente. L’ostacolo della produzione di generi alimentari durante lunghi viaggi interstellari è, quindi, in cima alle priorità. 

Carne cruelty free

Chi lavora queste tecnologie mira a far evolvere il settore della coltivazione degli ortaggi, ma questi sforzi non bastano per contrastare il problema dell’aumento di consumo di carne da parte dell’uomo. L’allevamento di massa produce oltre il quattordici percento delle emissioni mondiali di gas serra. Un esempio: sul nostro pianeta si affollano circa un miliardo e mezzo di bovini e venti miliardi di pollame. Entro il 2050 il consumo di carne raddoppierà e l’allevamento classico non riuscirà più a soddisfare questa bramosia, a meno che non si attui una ridistribuzione totale della superficie utile. Una soluzione per evitare la catastrofe è quella rappresentata dalla carne in vitro, una sorta di hamburger prodotto in laboratorio. Il principio è relativamente semplice: le cellule di partenza di origine animale vengono fatte proliferare in soluzioni nutritive e, trasferite su una struttura commestibile, crescono e si sviluppano come prodotti di carne destinati al consumo. La prima polpetta ricavata da cellule staminali di muscolo di bovino è già stata prodotta nel 2013 dal ricercatore olandese Mark Post. Tuttavia, visti i costi di produzione, si tratta senza dubbio dell’hamburger più caro della storia; infatti Post dovette investire ben 265000 franchi. Nel frattempo la ricerca ha fatto parecchia strada in questa direzione e un prodotto paragonabile oggi costa all’incirca sessanta franchi. Rimangono però irrisolte due questioni: se da un lato bisogna convincere le persone a mangiare carne nata nell’alambicco, dall’altro è sicuramente molto più complesso far crescere una bistecca rispetto alla carne macinata. Non ci sono però dubbi: se la ricerca continua ad avanzare di questo passo, tale tecnologia ha un potenziale futuro. E se qualcuno proprio non riesce ad arrendersi per partito preso all’idea di mangiare carne allevata artificialmente può ricorrere ad altre fonti di proteine, come alghe o insetti. Già oggi si guarda a microalghe, grilli e vermi di bufalo quali potenziali alimenti del futuro in quanto il rapporto fra risorse impiegate e proteine ricavate è enormemente superiore rispetto a quello dell’allevamento di bestiame, per non parlare delle emissioni di CO2. In fin dei conti è solo una questione di abitudini (alimentari).

Artigiani del genoma

Lo stesso vale per la genetica; nonostante i tanti detrattori, rimane ancora oggi una delle principali tecnologie in cui riporre le nostre speranze. Particolarmente promettente pare essere CRISPR/​Cas9, una tecnica di modifica genetica capace di disattivare o alterare geni nel genoma dei vegetali senza ricorrere a DNA esterno. Grazie a questa tecnologia la scienza dovrebbe presto essere in grado di decifrare l’intera sequenza genomica del frumento comune. Si tratta di un progetto mastodontico, dato che il patrimonio genetico del grano ha all’incirca diciassette miliardi di mattoncini, ovvero il quintuplo di quello umano. Ma ne vale la pena perché, oltre a migliorare i raccolti, le piante diverranno più resistenti a parassiti e siccità. La tecnologia, però, non è solo un gingillo per allietare gli scienziati, perché in futuro ciascun essere umano potrà essere in grado di produrre da sé i suoi alimenti. Un grande potenziale è quello ascritto alla stampa 3D: anche se ad oggi serve solo per produrre oggetti artificiali, l’avvento di questa tecnologia nell’industria alimentare pare essere imminente. C’è chi ha già potuto assaggiare i primi dolcetti… freschi di stampa. Il principio di funzionamento è semplice: un ugello si muove su più assi aggiungendo, in successione, diverse sostanze alimentari in formato di paste e realizzando man mano il prodotto. In tal modo la preparazione di generi alimentari potrà avvenire in qualunque luogo tagliando i costi di trasporto e unitari. Il ricorso alla stampante 3D per i viveri pare essere promettente soprattutto nelle megalopoli o in paesi in via di sviluppo con infrastrutture carenti. La scienza ha in serbo un’altra tecnologia che persegue una filosofia simile; in un certo senso ricorda i replicatori usati nei film della saga Star Trek. Si tratta di un elettrodomestico dal nome «Genie» in grado di preparare i piatti più diversi in soli trenta secondi. Per farlo, trasforma ingredienti liofilizzati o in polvere in portate nutrienti mescolandoli con acqua. Anche in fatto di sicurezza degli alimenti la tecnologia è pronta a fornirci soluzioni. Al momento i ricercatori di IBM stanno lavorando a sensori per cellulari dotati di intelligenza artificiale per renderli in grado di riconoscere sostanze nocive eventualmente presenti. In futuro questa soluzione potrebbe essere integrata in taglieri o superfici di lavoro; secondo il Center of Disease Control and Prevention tali sensori consentirebbero di salvare nei soli USA fino a cinquemila vittime di intossicazioni alimentari l’anno. Il sensore traccia su una blockchain la lunghezza d’onda e i dettagli microscopici del materiale, quindi paragona queste «impronte digitali» a quelle di altre sostanze identiche e, con l’aiuto di algoritmi, riconosce l’eventuale pericolo. Ma anche se l’informatica e le stampanti 3D metteranno piede in cucina, il progresso tecnologico non potrà comunque prescindere dall’essere umano, e non soltanto per la salvaguardia delle risorse. In fin dei conti, il cibo è e rimane una questione di gusti.

Food-Watchlist

L’alimentazione è un tema che ci riguarda tutti. Ecco qualche cifra e dato concreto dedicato al cibo. 

L’11 % della popolazione mondiale soffre la fame, vale a dire 821 milioni di persone. Una cifra che, negli ultimi venticinque anni è comunque diminuita di 200 milioni; nel 2050 il 68 % della popolazione mondiale vivrà in città. Per contro, nel 1950 i due terzi abitava in zone rurali. Solo l’11 % della superficie terrestre totale è destinato all’agricoltura e la tendenza è al ribasso. Entro il 2050 la produzione agricola dovrà aumentare del 50 %, per poter fornire cibo sufficiente per tutti. L’agricoltura urbana cresce: in Europa 420 tonnellate di ortaggi in foglia all’anno crescono nella più grande «Vertical Farm» del continente. Negli stati industrializzati si spreca il 40 % dei generi alimentari, che corrisponde alla quantità di alimenti persi nei paesi in via di sviluppo.

Beziehungskosmos 01

Esplorando l’universo delle relazioni interpersonali

Nel loro podcast di successo «Beziehungskosmos», Felizitas Ambauen e Sabine Meyer fanno domande e danno risposte su temi oltremodo interessanti.

Nel corso della vita, intratteniamo relazioni con molte persone e cose: coi nostri partner, i genitori, con il bambino che è ancora in noi, ma anche con il nostro corpo e i nostri sentimenti. Una complicata e personalissima matassa di modelli, schemi e idiosincrasie, spesso trasmessi per generazioni, che ci preoccupano, ostacolano, fanno progredire o — molto spesso — ci lasciano perplessi. Ma niente paura: la psicoterapeuta e terapeuta di coppia Felizitas Ambauen e la giornalista Sabine Meyer forniscono gli spunti di riflessione necessari per aiutarci a orientarci nella selva della nostra psiche. Nel loro podcast «Beziehungskosmos» (Il cosmo delle relazioni), una pone le domande e l’altra risponde. Il risultato è un ascolto molto piacevole che introduce questioni psicologiche fondamentali in modo leggero e accessibile e che sicuramente porterà gli ascoltatori a fare più di qualche scoperta illuminante su se stessi. Con argomenti come «Il senso di colpa — o il casino nella nostra testa», «L’alimentazione emotiva — o perché mangiamo con la testa invece che con lo stomaco» oppure «Cosa ci insegnano le relazioni passate», Ambauen, la cui specializzazione è la terapia schematica, e Meyer hanno catturato il cuore degli Svizzeri e di una community di ascoltatori molto coinvolta con suggerimenti e proposte per le nuove puntate. Le due podcaster quest’anno hanno registrato un grande successo anche alla prima edizione dei Suisse Podcast Awards, dove «Beziehungskosmos» è stato nominato Podcast dell’anno 2023 e Miglior Podcast nella categoria «Vita». Chi all’ascolto preferisce la lettura sarà lieto di sapere che a inizio giugno è uscito il primo libro di Ambauen e Meyer, pubblicato da Arisverlag col titolo «Beziehungskosmos. Eine Anleitung zur Selbsterkenntnis» (Il cosmo delle relazioni: istruzioni per conoscere se stessi). 

beziehungskosmos​.com

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30. settembre 2022 Lächeln 02

Facciamoci una risata!

Ogni anno, il primo venerdì di ottobre si celebra la giornata internazionale del sorriso.

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29. giugno 2022 Fellini 01

Disegni da film

La Kunsthaus di Zurigo espone gli innumerevoli schizzi del regista Federico Fellini.

È uno dei registi più importanti nella storia del cinema. Nato a Rimini nel 1920, Federico Fellini ha prodotto dei classici della storia del cinema come «La Dolce Vita», «Amarcord» o «La Strada». Tramite i suoi personaggi ha fatto sì che termini come «zampanò» e «paparazzi» entrassero a far parte del linguaggio quotidiano.

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