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Con progetti come il Jumeirah Marsa Al Arab, le Zamani Islands Residences o il Wellness Hotel Leyja, Killa Design ridefinisce l’architettura visionaria, realizzando un impressionante connubio tra lusso, innovazione e originale eleganza.

Chi conosce Dubai sa quanto sia difficile farsi notare nella moltitudine di nuovi hotel e strutture. Eppure, Killa Design ci riesce sorprendentemente bene. Anche i più recenti progetti dello studio, come lo Shebara Resort e il Jumeirah Marsa Al Arab, lasciano un’impronta architettonica: incisiva, orientata al futuro e sempre in dialogo con l’ambiente circostante.

Lo Shebara Resort sul Mar Rosso in Arabia Saudita ne è un ottimo esempio: ville dalle forme organiche con facciate riflettenti richiamano il paesaggio dunoso. Prefabbricato in modo modulare e dotato di un sistema energetico e idrico autonomo, il resort usa le risorse in modo consapevole. Il Jumeirah Marsa Al Arab completa lo skyline di Dubai con una dichiarazione di stile. Ispirandosi alla silhouette di un superyacht, le linee curve e le vaste superfici vetrate coniugano viste mozzafiato con un concept di luce e spazio che fonde interni ed esterni.

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Red Sea Global 2025 ©

In una gola rocciosa dell’Arabia Saudita sono in fase di realizzazione i Leyja Hotels, tre strutture che puntano tutto su attività, consapevolezza ed esperienza della natura. L’architettura segue la topografia e rinuncia a interventi massicci, preferendo spazi silenziosi e meditativi situati le rocce e il cielo.

Alle Maldive è in fase di realizzazione il resort a energia solare Zamani Islands, la cui inaugurazione è prevista per il 2026. I tetti ondulati raccolgono l’acqua piovana, offrono ombra e uniscono funzionalità e forma con elegenza e nel rispetto delle risorse. Questi progetti testimoniano come l’odierna architettura alberghiera sia in grado di rispondere alle esigenze ecologiche e culturali senza fare a meno di design, atmosfera o esperienza.

Un’esclusiva intervista con Shaun Killa

Shaun Killa Headshot Killa Design
Killa Design ©

moments: Il suo nuovo progetto «Jumeirah Marsa Al Arab» sorge proprio accanto al leggendario Burj Al Arab. Come riesce a infondergli un’identità propria in questo contesto?

Shaun Killa: La sfida principale è stata rendere giustizia a una delle icone architettoniche più celebri al mondo, il Burj Al Arab, e al contempo realizzare qualcosa di completamente inedito. La nostra visione era quella di completare la narrazione architettonica lungo la costa: dal tradizionale al futuristico. 

Il linguaggio formale del nuovo edificio ricorda un elegante superyacht che salpa in mare: dinamico, fluido e aggraziato. Grazie a software all’avanguardia e innovativi metodi di costruzione, siamo riusciti a creare forme a doppia curvatura che conferiscono movimento e raffinatezza. Con un’analisi precisa delle linee visive e delle posizioni GPS, abbiamo fatto in modo che la vista iconica sul Burj Al Arab non fosse compromessa, bensì enfatizzata.

Per me l’architettura non è solo praticità, ma anche la creazione di indimenticabili esperienze grazie a spazi intrecciati con cura, sensualità e paesaggio.

Qual è la sua zona preferita del resort e perché?
Vado particolarmente orgoglioso della fantastica area d’ingresso sotto il caratteristico arco dell’hotel. A differenza di molti classici ingressi di hotel, qui gli ospiti possono approfittare di una vista perfettamente incorniciata sul Burj Al Arab, un momento che suscita subito fascino e offre un senso di orientamento. Questo preludio architettonico non è solamente pratico, ma è una promessa per l’intera esperienza.

Come si conciliano sostenibilità e lusso al Jumeirah Marsa Al Arab?
Fin dall’inizio, la sostenibilità è stata parte integrante del progetto. I balconi continui offrono un’ombreggiatura naturale, riducendo il fabbisogno di raffreddamento fino al 40%. La rigogliosa vegetazione viene irrigata con acqua grigia riciclata, i tetti verdi riducono l’effetto isola di calore e tutti gli impianti tecnici sono concepiti con l’obiettivo dell’efficienza energetica. La nostra filosofia è che il lusso non deve compromettere la responsabilità ambientale, e questo vale per tutti i nostri progetti alla Killa Design.

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Red Sea Global 2025 ©

Spesso i vostri resort sorgono in regioni ecologicamente sensibili. In che modo questo influenza il vostro modo di lavorare?
Che si tratti dell’Arabia Saudita o delle Maldive, costruiamo in straordinari scenari naturali senza alterarli. Le ville dello Shebara Resort sono state prefabbricate in mare aperto e consegnate come unità finite per tutelare ecosistemi sensibili come le barriere coralline o i siti di nidificazione. A Leyja, il 95% del paesaggio è rimasto incontaminato: l’architettura è concepita come una continuazione del wadi, non come un intervento strutturale.

In che modo la cultura locale condiziona i vostri progetti?
Ogni progetto ha inizio con un’immersione profonda nella cultura e nella natura locale. A Shebara, la disposizione delle ville si ispira a un filo di perle, un chiaro simbolo della tradizione marittima. Le isole Zamani, invece, riprendono il ritmo naturale delle lagune, del vento e delle correnti. A Leyja, le facciate riflettenti rispecchiano le forme e i colori del wadi, un omaggio silenzioso al luogo che è anche parte integrante del design.

Leyja unisce lusso e natura incontaminata. Come fate a raggiungere questo equilibrio?
Volevamo realizzare un’architettura che fosse discreta, sia dal punto di vista estetico che ecologico. Strutture che si integrano nel paesaggio, con superfici riflettenti e materiali naturali. Gli interni offrono rifugi di lusso con una particolare attenzione al benessere, alla vista e alla sensualità. L’autentico lusso sta nell’armonia con la natura.

Date inizio ai progetti con un «sentimento». Come conciliate l’istinto con la precisione tecnica?
Ogni idea nasce da un impulso emotivo: la luce, il luogo, l’atmosfera. Ma questo istinto viene unito alla tecnologia. Gli strumenti moderni ci permettono di realizzare visioni fluide con la massima precisione. In questo modo, l’anima del progetto rimane intatta, senza dover scendere a compromessi in termini di funzionalità e sostenibilità.

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Jumeirah Marsa Al Arab ©

Spesso, la vostra architettura presenta un effetto emotivo. Come nasce questo effetto?
Noi progettiamo esperienze, non soltanto spazi, attraverso la luce, le proporzioni, la materialità. Uno sguardo ben posizionato, il contatto con la pietra o il tessuto, una variazione di scala: tutto ciò crea risonanza. L’obiettivo: realizzare spazi che rimangono.

Qual è la sfida maggiore nel design di lusso sostenibile?
Individuare il compromesso tra sostenibilità e opulenza estetica. Ma è proprio qui che sta l’opportunità: il futuro del lusso è sostenibile. E ciò non significa dover per forza fare rinunce, anzi.

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Red Sea Global 2025 ©

In futuro quale ruolo giocherà la tecnologia nell’architettura del Medio Oriente?
Un ruolo centrale. Strutture come il «Museum of the Future» sarebbero inconcepibili senza strumenti digitali e progettazione parametrica. Ma la tecnologia non sostituisce mai l’aspetto umano: amplia le nostre possibilità, ma non potrà mai sostituire l’intuito, le emozioni e le idee.

Mettete consapevolmente in discussione le norme esistenti?
Sì, certamente. La nostra professione ci impone di farlo. Shebara, ad esempio, è un resort a emissioni zero con costruzione offsite, energia interamente rinnovabile e integrazione sensibile. Progetti come questo dimostrano quanto sia possibile concepire il lusso in modo diverso oggi.

Come mantenete coerente la vostra visione oltre i confini nazionali?
Il nostro lavoro è globale, ma sempre legato al luogo. Che sia a Dubai, in Africa o su un’isola, diamo inizio a ogni progetto con la domanda: quale storia vuole raccontare questo luogo? Da qui sorge tutto il resto.

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Killa Design 2025 ©

Che ruolo svolge il lavoro di squadra nella vostra azienda?
Il lavoro di squadra è il nostro motore. Lavoriamo in modo interdisciplinare, lanciamo concorsi di design interni e incoraggiamo la critica aperta. Tutti, dagli stagisti al responsabile del design, apportano le proprie idee. A questo si aggiunge la nostra cultura di squadra: andiamo in barca a vela, partecipiamo a triathlon, viviamo insieme esperienze. Questo rafforza la fiducia e la creatività.

C’è un dettaglio di cui va particolarmente orgoglioso?
Ce ne sono due: il «Museum of the Future» con la sua facciata calligrafica che coniuga cultura e innovazione, un monumento alle possibilità. E il grande arco del Jumeirah Marsa Al Arab, che non solo lascia a bocca aperta dal punto di vista strutturale, ma offre un momento magico all’arrivo.

Come mantiene viva la sua creatività?
Con la curiosità. Viaggio molto, disegno senza sosta, mi lascio ispirare dall’arte, dalla storia e dalla natura. La vela ha influenzato molto il mio linguaggio formale: il gioco di luci e curve, la sensazione di movimento. E a volte la creatività ha inizio con il coraggio di ricominciare da zero.

Che ruolo giocano i viaggi, l’arte e la cultura nel suo lavoro?
Un ruolo fondamentale. Ogni viaggio estende la mia visione, ogni opera d’arte spalanca nuovi approcci. Da ciò sorgono spazi legati sia al luogo che alle persone: sottili, sensoriali, inconfondibili.

Shaun Killa Header
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