Intervista a Eleonore, Sophie e Anna Maier del brand zurighese enSoie.
Se potessimo dare un nome alla forza delle donne sceglieremmo enSoie. Il brand, di casa a Zurigo, è stato fondato da Monique Meier, e viene oggi portato avanti dalle sue tre figlie Eleonore, Sophie ed Anna. Con il tempo è diventato sinonimo di altissima qualità, lunga tradizione artigiana, e sostenibilità ecologica e sociale. Ogni prodotto, dal pullover al vaso con fantasia Vichy al coloratissimo foulard, viene concepito nel loro atelier e realizzato da piccole imprese manifatturiere. In questa intervista, le sorelle Meier ci raccontano la storia dell’azienda, i valori su cui poggia e il significato dei due leprotti sul logo.
Iniziamo con una domanda sulla storia della vostra azienda: cosa ha portato vostra madre Monique Meier a rilevare l’azienda precedente, Königsberger, Schimmelburg & Cie?
Nel 1976 il nostro nonno paterno acquisì «Brauchbar», impresa che era succeduta a «Königsberger, Schimmelburg & Cie». Nostra madre, che lavorava nell’azienda dal 1975, ne assunse le redini nel 1979. Grazie alla sua creatività e intraprendenza, riuscì a sviluppare un modello di business di successo in piena crisi del tessile.
Da quanto tempo ci siete voi alla guida dell’azienda e come vi siete suddivise i ruoli al suo interno?
Lavoriamo in azienda da oltre dieci anni. Oggi Eleonore svolge la propria attività nel dipartimento Marketing, Sophie è alla guida del negozio e Anna è direttrice creativa e amministratrice delegata.
La coppietta di leprotti e il cuoricino sono i simboli che oggi associamo a enSoie. Come mai sono così importanti per la vostra azienda?
La lepre è simbolo di cambiamento, gioia e futuro: le nostre parole d’ordine! È stata introdotta da nostra madre come «mascotte» dell’azienda. Il cuoricino ha un forte carattere simbolico: è una goccia che si trasforma in cuore, il nostro, e diventa così subito riconoscibile.
Come definireste i valori di enSoie, sia in relazione alle modalità di produzione come pure al design?
Ogni nostro prodotto ha una propria storia e viene realizzato artigianalmente. Possiamo dire che i nostri articoli hanno un senso più profondo. Ancora oggi produciamo in quantitativi minimi: ogni oggetto ha un’anima. I nostri oggetti sono sostenibili, nella produzione e nel design. Stabiliamo collaborazioni di lunga durata e puntiamo sul gioco di squadra e sulla fiducia.
La vostra gamma di prodotti è molto diversificata e spazia dall’abbigliamento alla ceramica. Dove vengono realizzati i vostri pezzi?
In Polonia, dove da oltre 30 anni produciamo la nostra caratteristica ceramica Vichy, in India dove con il nostro partner tessiamo e ricamiamo a mano stoffe di seta, o in Ungheria, dove c’è una forte tradizione sartoriale.
Come affrontate il processo di design di una nuova collezione? Avete un tema comune a tutti i pezzi?
Abbiamo dei temi annuali, e di conseguenza anche dei colori che fanno da filo conduttore principale alle singole collezioni.
Avete già creato delle collezioni anche per svariati partner, come ad esempio l’hotel Kindli. Potete raccontarci qualcosa di più a riguardo?
Gisela Lacher è un’albergatrice che nel suo lavoro ci mette anima e cuore. È anche la nostra amata vicina di casa, e quindi una collaborazione è stata per noi del tutto naturale. In cooperazione con Dominique Kastrinidis abbiamo completamente ristrutturato una stanza dell’Hotel Kindli. Il risultato è una stanza che rispecchia completamente lo spirito di enSoie e trasmette una sensazione di intimità all’insegna della privacy. Peraltro, il nostro edificio, che risale al XIV secolo, porta il nome di «Zum kleinen Kindli».
Nel 2018 avete inaugurato il negozio per bambini, «petit enSoie». Cosa vi ha portato a fare questo passo e che prodotti offre il negozio?
Collezioni e accessori per bambini e neonati fanno parte del nostro assortimento da sempre. Quattro anni fa abbiamo rilevato una piccola sartoria specializzata in corredini da neonato, e possiamo quindi occuparci personalmente della relalizzazione della nostra piccola collezione baby presso l’atelier in Strehlgasse. Alla base della collezione c’è tutto il know-how della nostra sarta, le vecchie macchine da cucire e i bellissimi modelli.
Quali sono i vostri progetti attuali? Cosa possiamo aspettarci nel 2022, in termini di progetti, collezioni ed eventi?
Abbiamo in programma una sfilata di moda per la collezione autunno/inverno, che coinvolgerà l’intero palazzo, e dei piccoli aperitivi. Non vediamo l’ora di poter brindare di nuovo con i nostri clienti, è una cosa che ci è mancata molto.
Grazie per averci concesso quest’intervista!
L’intera collezione e ulteriori informazioni sui progetti di enSoie sono visualizzabili sul sito ensoie.com
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Chi sostituirà Daniel Craig al servizio di Sua Maestà? È una domanda molto attuale, questa, che scalda gli animi e alimenta i pettegolezzi. Proprio sulla vetta del monte Gaislachkogel a Sölden, in Austria, a 3’050 metri di quota, sorge il museo «007 Elements». L’edificio, che si estende su due piani e ha una superficie di 1’300 m2, è stato progettato dall’architetto austriaco Johann Obermoser. Il museo verte, naturalmente, soprattutto sul 24° film della serie 007, «Spectre», girato in parte proprio qui, a Sölden. Nel film, James Bond incontra qui per la prima volta la figlia di Mr. White, leader di QUANTUM, una delle diramazioni della Spectre, organizzazione segreta criminale internazionale.
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Passione per i profumi: un’intervista a Ken Leach
Ken Leach, collezionista e fondatore di Perfume Bottles Auction, racconta di affascinanti tesori e del connubio tra fragranze e design.
Ricorda ancora come è nato il suo amore per i profumi e i flaconi?
In qualità di antiquario nella Hollywood degli anni Sessanta sono stato spesso incaricato di gestire l’eredità di vecchie star del cinema o di registi. Nelle loro abitazioni mi capitava di scoprire spesso qualche mobile per il trucco con tantissime boccette di profumo di tutte le forme e dimensioni che esercitavano su di me una sorta di attrazione magnetica.
Cos’è che l’affascina in modo particolare?
Uno psicoanalista potrebbe dire che si tratta di un ricordo inconscio dell’infanzia, ovvero quella voce che ripete: «Non toccare quei flaconcini sul tavolo da trucco di tua madre». Forse però questo sentimento ha più probabilmente a che fare con la mia sensibilità di scultore. La fantasia delle forme dei flaconi e dei diversi materiali utilizzati per la loro realizzazione è illimitata e, anche dopo 50 anni, riesce sempre a sorprendermi.
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