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Visita al nuovo museo del cinema di Los Angeles.

Clay Campbell andava a caccia di autografi e lo faceva in modo singolare. La particolarità della passione del famoso make-up artist non riguardava tanto i personaggi a cui chiedeva l’autografo, tra cui ovviamente si annoverano Lauren Bacall e Dietrich, così come Barbra Streisand, Jane Fonda o Marilyn M. Questo è più che altro un fatto marginale. Ma chi è curioso potrà comunque ammirare all’Academy Museum la calligrafia di queste icone del cinema dietro un pannello di vetro e scovare quei tratti tracciati con nervosismo o sicurezza da queste star. A essere originale è il fatto che Campbell collezionava soprattutto le labbra delle dive del cinema, ovvero l’impronta di quei baci che catturava sulla carta assorbente. A volte il loro profilo luccicava con un sorriso oppure mostrava angoli inclinati verso il basso. Si possono trovare impronte di labbra serrate e leggermente aperte all’interno di una collezione che, nel complesso, appare unica nel suo genere e che molti aspettavano con ansia anche in vista del ragguardevole impegno di energie profuse nella sua realizzazione. L’inaugurazione del nuovo museo dedicato a Hollywood ha, infatti, condiviso il destino di molti altri grandi progetti. È stata rimandata ad oltranza… Insomma, pareva quasi che l’organizzazione cinematografica statunitense che assegna il famosissimo premio Oscar e che ha incaricato il noto architetto Renzo Piano con la progettazione del museo prendesse anch’essa ispirazione da quei blockbuster hollywoodiani che si trascinano all’infinito.

Happy end

Dalla fine di settembre 2021 la situazione è cambiata. La fabbrica dei sogni di Hollywood ha, infatti, realizzato un vecchio sogno, nato per la prima volta nel 1929 e ripreso di nuovo negli anni 60. Dopo ritardi, crisi finanziarie ed emergenza Covid-19, il museo è finalmente pronto. Ciò è stato reso possibile anche grazie a star come Steven Spielberg, Barbra Streisand, Tom Hanks o George Lucas che hanno personalmente messo mano al portafoglio compensando il raddoppio dei costi di costruzione, stimati inizialmente a 388 milioni di dollari. Oramai è acqua passata e ora anche qui il red carpet la fa da protagonista, come se già si sentisse la famosa frase «E il vincitore è: Los Angeles!». Il nuovissimo Academy Museum of Motion Pictures rappresenta per la città non solo un museo specifico nel campo del cinema, ma soprattutto anche una nuova attrazione. Finalmente gli amanti del cinema internazionale sono invitati ad immergersi in questo mondo in un percorso che si snoda su un’area di quasi 30000 metri quadrati, disposta su sei piani. È un ambiente presentato da diverse prospettive perché si può dare un’occhiata dietro le quinte dei set oppure ammirare oggetti di scena, manichini e scenografie. Il fatto che il museo più grande al mondo dedicato alla storia cinematografica abbia aperto i battenti proprio nel cuore del regno del cinema è dovuto fondamentalmente anche all’enorme collezione in possesso della Film Academy. È la più completa del mondo grazie a oltre 13 milioni di foto, 250000 registrazioni di film e video, 71000 sceneggiature, 67000 manifesti e 137000 opere d’arte, così come componenti di set cinematografici, storyboard, ritagli di giornale, corrispondenza personale e lasciti di icone di Hollywood come Alfred Hitchcock e Katharine Hepburn. Così i visitatori del nuovo museo hanno proprio l’imbarazzo della scelta.

Di chi è questa parrucca?

Questo museo è il luogo ideale per chi ama gli indovinelli sul cinema. Sicuramente qualche visitatore saprà riconoscere molti degli oggetti esposti nel nuovissimo Academy Museum. La parrucca di treccine sontuosamente adornata con delle perline dorate che tintinnano allo scuotere della testa: non era il copricapo che Liz Taylor indossava in «Cleopatra»? Esatto! E l’abito nero con strascico e lunghe maniche che ricordano delle piume o forse delle ali di corvo? Questo è più difficile da indovinare. Sì, anche questo oggetto l’abbiamo già visto! Proprio così, si tratta del lungo vestito nero in cui Anjelica Huston, alias Morticia Addams, svolazzava con grazia per la casa della famiglia Addams nel remake cinematografico del gotico ed esilarante sequel. Cercando bene tra i pezzi d’esposizione si trova anche la macchina da scrivere con cui Joseph Stefano scrisse la sceneggiatura di «Psycho» o si possono ammirare le scarpe indossate da Judy Garland nel ruolo di Dorothy Gale nel film «Il Mago di Oz». Sono solo due dei numerosi oggetti di scena tra quelli che sfilano davanti agli occhi dei visitatori come una sequenza al rallentatore spaziando per tutti i generi e le epoche cinematografiche. Il nuovo museo degli Oscar, concepito in onore dell’industria cinematografica locale, si trova a Los Angeles, all’angolo tra Fairfax Avenue e Wiltshire Boulevard, ovvero su uno dei più importanti assi est-ovest della megalopoli. Siccome il cinema americano appartiene a tutto il mondo è entrato nella mente di tutti. Questo aspetto è l’elemento chiave che distingue questo museo dagli altri. Hollywood fa parte ormai dell’immaginario collettivo.

Una sfera perfetta

Responsabile di progetti di grande calibro come il Centre Pompidou a Parigi e il grattacielo londinese The Shard, il vincitore del premio Pritzker Renzo Piano ha guardato lui stesso nella sfera di cristallo per progettare questa prestigiosa struttura museale. È infatti l’edificio stesso che integra anche una gigantesca sala di proiezione per 1000 spettatori ad assumerne le sembianze. Un’enorme cupola rotonda di vetro sovrasta l’estroso edificio futuristico dalla pianta sferica. Il messaggio è chiaro: il cinema è proiettato verso il futuro passando, là dove necessario, anche per la via del flashback. Dopo 120 anni, il mezzo più influente del XX secolo è notoriamente in crisi. Il fallimento del movimento Me-Too e la feroce concorrenza dei format prestigiosi di Netflix, Amazon e Hulu, e infine la pandemia Covid-19 hanno dato ai cinema tradizionali di tutto il mondo il colpo di grazia. L’obiettivo del museo è anche quello di continuare un dialogo con la cultura cinematografica di molti anni fa, per esempio, attraverso simposi e iniziative. 

CONSIGLI

La cerimonia di premiazione dei 94° Academy Award avrà luogo il 27 marzo 2022 nel Dolby Theatre a Los Angeles. In questa raccolta di fatti curiosi e interessanti sugli Oscar si trovano aneddoti sulle statuette rubate e i sostituti che intervengono nel pubblico quando le star si assentano per andare alla toilette.

Dallo schermo cinematografico al piatto: chi si diletta ai fornelli e ama il cinema non può perdersi «Eat What You Watch – A Cookbook for Movie Lovers», un libro che non può mancare nella libreria degli appassionati dell’arte culinaria. Creato da Andrew Rea, famoso per la sua serie YouTube «Binging with Babish», il libro racchiude oltre 40 ricette, dalla zuppa all’astice del film «Io e Annie» al sandwich al pastrami di «Harry ti presento Sally», all’insegna della famosa scena «I’ll have what she’s having! – «Prendo quello che ha preso la signorina!».

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01. dicembre 2020 Rosengart Aufmacher neu

Dritto al cuore

Una vita con Picasso, Klee e il Coronavirus – il ritratto di Angela Rosengart, la grande collezionista d’arte della Svizzera.

L’arte ai tempi del Coronavirus: un binomio che suona come un ossimoro. Tutto d’un tratto i musei hanno chiuso i battenti e l’arte è uscita dalla nostra vita. Come il resto dei musei elvetici, anche la Collezione Rosengart di Lucerna è rimasta chiusa. La fondatrice e proprietaria della collezione, Angela Rosengart, ha deciso di tenere testa al virus e ha lanciato l’iniziativa «Kunst kommt zu Ihnen nach Hause», con cui è l’arte a entrare nelle case del pubblico. Si tratta di una serie di simpatici filmati accessibili da Internet in cui i dipendenti del museo, dal portiere alla cassiera, raccontano la storia che si cela dietro al loro dipinto preferito. Un’idea che ha permesso agli amanti dei musei di smorzare questa lontananza forzata e ascoltare, per esempio, la descrizione del «Nudo che si pettina» di Pablo Picasso, presentata con acume e umorismo dal portiere Othmar Amrein. Un’iniziativa toccante, consona allo stile della fondatrice del museo.

Angela Rosengart è una donna minuta dalla voce delicata, che nel mondo dell’arte si contraddistingue per la sua autorevolezza: la sua opinione in materia ha infatti un peso consistente. Quella di Angela Rosengart è una delle collezioni d’arte più rinomata a livello internazionale e comprende oltre 300 opere d’Arte moderna. Collezionista, esperta d’arte e fondatrice del museo, è testimone di una delle epoche più importanti dei secoli passati dal punto di vista artistico. In giovane età ebbe il piacere di conoscere diversi geni quali Pablo Picasso, Marc Chagall e Henri Matisse, con cui entrò in grande confidenza. Fu addirittura la musa svizzera di Picasso.

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09. aprile 2024 Biennale 3

60 anni di Biennale di Venezia

Specchio dei tempi e culla di nuove tendenze nel mondo dell’arte: la Biennale di Venezia.

Era il 2001 quando alla Biennale di Venezia Papa Giovanni Paolo II fece scalpore: o meglio, una scultura a grandezza naturale e ingannevolmente reale che ritraeva il pontefice allora in carica. Giovanni Paolo II si contorceva sul pavimento, schiacciato da un meteorite. Sopra di lui si apriva una voragine nel soffitto e attorno erano sparsi frammenti di vetro. Nessuna opera della 49ª Esposizione Internazionale d’Arte è stata raffigurata tanto spesso quanto quella dell’italiano Maurizio Cattelan, e nessun’altra ha suscitato simili emozioni. È solo grazie a quest’opera iperrealista esposta in un ex magazzino dell’Arsenale, il vecchio porto militare di Venezia, che la Biennale d’Arte è riuscita ad attirare 350000 visitatori. Una decina di anni prima non ne richiamava nemmeno un quarto. 

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09. gennaio 2024 SAY 05

Swiss Architecture Yearbook

«SAY Swiss Architecture Yearbook»: la cultura edilizia svizzera presentata, per la prima volta, nella sua forma più bella.

Un nuovo astro illumina il firmamento architettonico elvetico: per la prima volta, la Svizzera dispone di un proprio annuario di architettura, che uscirà ogni due anni in inglese e nelle tre lingue nazionali. Compilato dal S AM, il Museo Svizzero di Architettura, e dalla rivista «werk, bauen+wohnen», l’annuario presenta una rassegna di 36 progetti scelti tra 129 candidature in seguito a un processo a due fasi. Sia le nomine che la selezione sono state effettuate da commissioni indipendenti. 

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