I suoi film sono fughe di 90 minuti, evasione in Technicolor. Il regista statunitense Wes Anderson e la sua caratteristica visione estetica sono famosi in tutto il mondo: un’introduzione alla leggenda del cinema.
Inclinati un po’ più indietro. No, fermati, troppo lontano. Sì, ora, resta così! Il regista Wes Anderson è un perfezionista, come probabilmente la maggior parte dei suoi colleghi. Ma Anderson è diverso. Alcuni lo chiamano realismo magico, altri formalismo, ma in realtà basta solo «Wes Anderson» come denominazione di genere.
TikTok in stile Wes Anderson
Nel 2024, il texano, che si vede sempre e solo in abito su misura, si è finalmente aggiudicato un Oscar, paradossalmente per un cortometraggio prodotto per Netflix («La meravigliosa storia di Henry Sugar»). E già nel 2023 ha conquistato TikTok, senza esservi coinvolto direttamente. Miriadi di influencer hanno pubblicato video nel suo stile. I reel mostravano di per sé sequenze di immagini completamente normali: come viaggi in treno o persone su un’altalena, ma in modo bello. Traboccanti colori, inquadrature lunghe, espressioni «dead pan» (cioè senza alcuna emozione), amore per il retrò e la simmetria. Nessuna parola, solo musica strumentale, tratta dal film di Anderson «The French Dispatch». L’hype di TikTok sarà forse diminuito, ma l’entusiasmo per Anderson è rimasto e continua.
Il Museo di Wes Anderson
Nell’autunno 2024 sono stati pubblicati due nuovi libri, oltre a una mostra in Australia e, a partire dal 2025, una retrospettiva al Design Museum di Londra. Ben pochi registi riescono a realizzare tutto ciò in così poco tempo. Ma perché ora, perché solo ora, visto che Anderson gira film dagli anni ’90, all’inizio insieme al compagno di studi Owen Wilson? Camille Mathieu e Johan Chiaramonte, gli autori di «The Museum of Wes Anderson» (Prestel Verlag), parlano nell’introduzione del loro «museo in forma di libro» di «nostalgia dell’infanzia, innocenza, fuga dal mondo degli adulti, che è pericoloso e imprevedibile». A questo punto si potrebbe usare la frase «in tempi come questi», ma tutti sanno a cosa ci si riferisce.
Grandi star in film stilizzati
Stando al giornalista di cinema e cultura popolare Chiaramonte, i film di Anderson sono «isole di eleganza». Sarebbe però un errore considerarlo un semplice «stilista», ne è convinta la coautrice Camille Mathieu. Anderson pone sempre domande intelligenti sul senso della vita, tratta temi quali il lutto o la morte, ma ironicamente incisivo, in apparenza distaccato. Questa sottigliezza emotiva è un’arte sopraffina, che il cast di attori che ruota intorno a Tilda Swinton, Bill Murray e Ralph Fiennes padroneggia alla perfezione. Spesso i suoi personaggi sembrano uscire da un museo delle curiosità, eppure, come ha sostenuto Anderson più di una volta, si basano tutti su persone reali. Ogni suo personaggio potrebbe facilmente passare da un film all’altro, o meglio ancora, entrare in scena ansimando su una bicicletta sgangherata.
Fiabe per adulti
La nostalgia che pervade lo schermo di Anderson non è pesante, e questo è ciò che la rende veramente affascinante. Sono fiabe per adulti, alcune, come «La meravigliosa storia di Henry Sugar», ricordano i libri a comparsa che si trovano sugli scaffali dei libri per bambini. Pressoché ogni sequenza del film potrebbe essere messa in pausa, stampata e appesa al muro. Anderson è un compositore di immagini che un tempo voleva diventare architetto, e questo si avverte anche nel suo lavoro. Le scenografie ricordano scenografie teatrali. La drammaturgia è teatrale. Una delle citazioni più famose del regista sembra quasi scherzosa: «Non direi che sono particolarmente interessato ai dettagli od ossessionato da essi». Beh, ognuno la pensa a modo suo.
L’universo di Wes Anderson
Per chi è davvero interessato a ogni minimo dettaglio: gli autori che si presentano come curatori di musei. Che si tratti della molletta per capelli rosso ciliegia di Margot Tenenbaum (alias Gwyneth Paltrow), del profumo del concierge (Ralph Fiennes) di «The Grand Budapest Hotel» o di una pila di libri fasulli come riferimento per la venerazione di Anderson per Roald Dahl e J. D. Salinger. Sono manufatti dell’Arthouse, oggetti di culto per i fan più accaniti. L’abbigliamento, in particolare, svolge un ruolo fondamentale in Anderson, e per i personaggi vale il principio: l’abito fa il monaco. Dalla camicia da bowling all’accappatoio a fiori, persino la rivista «Vogue» ha esaminato tutto. Per ogni suo film, il carismatico regista realizza un proprio universo, sempre lo stesso, come lamentano i critici. In un documentario televisivo gli è stato chiesto come reagisca a questo commento: «È semplicemente quello che mi piace».
Libro consigliato: Accidentally Wes Anderson Adventures
Con «Accidentally Wes Anderson Adventures», nell’autunno 2024 è stato pubblicato un secondo libro. La coppia statunitense Wally ed Ellen Koval mette così nero su bianco il loro feed Instagram di enorme successo, per la seconda volta. Dal 2017, hanno raccolto quasi due milioni di seguaci. 1,9 milioni di persone che si godono colorati quadrati di luoghi di tutto il mondo. Un po’ come in un film di Anderson. «Una delle nostre prime avventure ci ha portato a Vienna nel 2018», ride Wally Koval quando gli viene posta la domanda.
Viaggio sul set
A differenza della guida fasulla del museo della casa editrice Prestel, «Accidentally Wes Anderson» è quasi una lista dei desideri, una guida turistica di gioielli bizzarri e bellissimi. L’omonimo ha persino donato una prefazione. Di tutti i luoghi presentati nel libro, finora ne ha potuto vedere solo uno con i propri occhi: un negozio di ombrelli a Londra. Forse tornerà qui nel corso del 2025, per l’inaugurazione di «Wes Anderson: The Exhibition» al Design Museum. Noi ci saremo di sicuro!
Wes Anderson: The Exhibition
Nel novembre 2025 il Design Museum di Londra inaugurerà una mostra completa che offrirà un’approfondita visione dell’affascinante mondo di Wes Anderson. I fan potranno partire per un viaggio attraverso l’opera cinematografica del regista, dai suoi primi sperimentali cortometraggi ai suoi più recenti capolavori premiati con l’Oscar. La mostra promette di mettere in luce non solo la trama e i personaggi, ma anche il dettagliato design delle scenografie, la direzione precisa della macchina da presa e l’unica tavolozza di colori che rendono i film di Anderson tanto inconfondibili.
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