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Le Corbusier è uno degli architetti più discussi e, al contempo, di maggior influenza del secolo scorso. A confermare che il design senza tempo non ha perso la sua attualità è la collezione di orologi di Rado dedicata a questo maestro d’eccezione.

Icona del design, personaggio rivoluzionario e genio indiscusso. Sono tanti gli appellativi associati all’architetto, teorico, urbanista, pittore, disegnatore, scultore e designer di mobili Le Corbusier, pseudonimo dietro cui si celava Charles-Édouard Jeanneret-Gris. Gli appassionati di architettura apprezzano lo stile unico del padre della «unité d’habitation» che sognava di realizzare un nuovo progetto di città ideale. Alcuni critici non vedono di buon occhio né l’ampio uso del calcestruzzo armato, a causa della sua freddezza, né le sue idee politiche. Nonostante l’approccio critico con cui a cinquantacinque anni dalla sua morte si analizza l’eredità dell’architetto svizzero, rimane senza dubbio il personaggio più significativo e di maggior influenza del XX secolo. Non è un caso infatti che nel giugno del 2017 ben diciassette edifici, situati in sette paesi, siano stati dichiarati patrimonio UNESCO come «opera architettonica di Le Corbusier».

Secessionista a Vienna

Nato nel 1887 a La Chaux-de-Fonds nel Cantone di Neuchâtel, da padre smaltatore di quadranti di orologi e madre musicista, iniziò a frequentare nel 1900 un apprendistato per diventare incisore e cesellatore presso l’École d’Art, la scuola d’arti applicate. Con il passare del tempo cominciò a dedicarsi maggiormente alla pittura e all’architettura, a quel tempo ancora sotto l’influenza del movimento Arts and Crafts (Arti e Mestieri) e dell’Art Nouveau. Villa Fallet, la sua prima opera architettonica dal carattere ancora tradizionale, che realizzò all’età di diciotto anni, porta la firma del suo vero nome. Progettata a quel tempo per un docente della scuola di arti applicate e può essere visitata ancora oggi a La Chaux-de-Fonds. Nel 1907 intraprese il primo di numerosi viaggi studio che lo condussero nel corso degli anni a Milano, Firenze, Siena, Bologna, Padova, Venezia, ma anche a Budapest e Vienna. Nei paesi mediterranei studiò le proporzioni classiche dell’architettura rinascimentale, mentre a Vienna incontrò Josef Hoffmann e aderì per sei mesi alla Secessione viennese. In Germania si avvicinò ai movimenti di arte applicata Deutsche Werk-bund e Deutsche Werkstätten, mentre in Francia imparò dall’architetto e imprenditore edile Auguste Perret l’utilizzo del cemento armato. Nel 1917 Le Corbusier spostò il centro della sua vita e della sua attività a Parigi dove il pittore conobbe Amédée Ozenfant con cui fondò la rivista «L’Esprit Nouveau» nel 1920. L’obiettivo era quello di creare una piattaforma su cui entrambi gli artisti avevano la possibilità di presentare nuove idee in merito alla pittura e all’architettura. Fu per questa rivista che utilizzò per la prima volta il suo pseudonimo «Le Corbusier» creato ispirandosi al nome della bisnonna Lecorbésier e alla parola francese «corbeau», corvo.

Abitazione in libertà

Gli anni 20 non segnarono solo l’inizio del lavoro di Le Corbusier sotto il suo pseudonimo, ma anche la direzione che l’architettura doveva, a suo parere, intraprendere per reagire adeguatamente agli sviluppi tecnologici e ai nuovi stili di vita. Insieme a suo cugino, l’architetto Pierre Jeanneret, formulò il «Manifesto dei cinque punti per una nuova architettura», che riassumeva quel principio architettonico che avrebbe costituito negli anni successivi il fondamento dei suoi progetti. Punto 1: «i pilotis» sono piloni di cemento armato disposti a maglia ortogonale che devono rappresentare la struttura portante su cui si poggia l’edificio, seguito dal punto 2: «il tetto-giardino». Contrariamente all’usuale tetto a punta, gli edifici devono presentare tetti piatti che possono essere impiegati come giardini. Il punto 3 del Manifesto, «la pianta libera» scaturisce dal punto 1. In conseguenza all’utilizzo di piloni in cemento armato e all’assenza di pareti portanti che devono essere allineate in verticale, la pianta dell’edificio può essere strutturata molto più liberamente, soddisfacendo le esigenze di flessibilità di ciascuna situazione abitativa. Anche il punto 4 «finestra a nastro» è una ulteriore conseguenza del punto 1; infatti grazie ai piloni in cemento è possibile inserire nuove tipologie di aperture sulla facciata dell’edificio. A sostituire le tradizionali finestre verticali si ritrovano elementi che presentano una larghezza maggiore con l’obiettivo di consentire una illuminazione più omogenea degli spazi. Sulla base di questa concezione Le Corbusier progettò anche la finestra orizzontale scorrevole e ne ottenne il brevetto. Infine il manifesto comprende anche «la facciata libera»: poiché lo scheletro portante in cemento armato risulta rientrante rispetto alla faccia, è possibile conferire a quest’ultima una struttura completamente libera e indipendente dalla suddivisione interna degli spazi. Gli edifici del quartiere Weissenhof a Stoccarda e la Villa Savoye a Poissy esemplificano in modo emblematico l’applicazione di questi principi. Attraverso i suoi nuovi principi architettonici Le Corbusier sperava di contribuire significativamente al miglioramento dell’edilizia sociale. Si tratta di un sogno che purtroppo non si realizzò. La «cité radieuse», costruita a Marsiglia tra il 1947 e il 1952, esprime piuttosto il suo modello di «unité d’habitation».

«Il colore in architettura è un mezzo tanto potente quanto la pianta e la forma. O meglio, la policromia è una componente delle piante e della forma stessa.» Le Corbusier sul suo Concetto

Maestro delle tastiere di colore

Per Le Corbusier la pianta e la funzionalità dell’edificio erano importanti quanto l’arredo degli interni. Oltre al design di mobili sviluppò un proprio concetto sull’uso dei colori negli spazi. Già negli anni 20 li introdusse nell’architettura analizzandone l’impatto. Attribuì ai colori determinati stati d’animo e nella loro classificazione si orientò alla natura. Dai suoi esperimenti scaturì nel 1931, contestualmente a un incarico per l’azienda di tappezzeria Salubra, la prima «polychromie architecturale», costituita da quarantatre tonalità cromatiche puristiche suddivise in quattordici serie. Secondo la sua visione l’aspetto importante era la naturalità dell’effetto prodotto dai colori e la loro capacità di potersi combinare in modo armonico. Secondo Le Corbusier i colori impiegati negli spazi interni dovevano contribuire a creare o favorire gli stati d’animo necessari per il benessere di ciascuno. Al fine di poter identificare e selezionare con maggiore semplicità le preferenze individuali, Le Corbusier suddivise ulteriormente il sistema in tastiere di colore diverse con quegli «accordi armonici» che riflettono le funzioni dei colori. Nel 1959 ampliò la gamma cromatica esistente in altri venti colori vivaci.

La perfezione del classico

Dal momento che Le Corbusier non aveva figli, istituì la «Fondation Le Corbusier» nel 1960 che avrebbe dovuto gestire le sue opere, rendendole accessibili al pubblico dopo la sua morte (annegò facendo il bagno in mare nel 1965). La Fondazione affida il compito di promuovere la diffusione della «polychromie architecturale» alla società Les Couleurs Suisse SA. I capolavori dell’architetto svizzero non sono presenti solo nelle mostre, nei libri o nell’architettura accuratamente preservata. Grazie alle licenze esclusive concesse alle aziende di design e all’eccezionale tastiera di colori di Le Corbusier, le sue idee possono ancora oggi essere applicate negli arredi dei nostri salotti o addirittura indossate ai nostri polsi. Già nel 1964, quando Le Corbusier era ancora in vita, Cassina, il famoso produttore di mobili italiano, firmò l’esclusivo contratto di licenza che gli consentì di produrre i mobili progettati da Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand che avevano collaborato tra il 1927 e il 1937 nell’atelier dei primi due artisti in occasione di svariati progetti di arredo e design. Inizialmente furono prodotti i modelli LC1, LC2, LC3LC4 nella collezione Le Corbusier che, al momento, comprende trentaquattro pezzi di arredamento. Fino ad oggi Cassina ricava un terzo del suo fatturato dalla vendita dei tre pezzi più amati firmati da Le Corbusier. Il produttore di mobili attribuisce particolare importanza all’autenticità del design originario. Ciò significa che si richiede sempre l’approvazione degli eredi prima di progettare nuove versioni e commercializzarle. Dopo quasi novanta anni dalla sua creazione, la tastiera di colori di Le Corbusier rappresenta ancora per i designer un importante modello di riferimento. L’azienda di rivestimenti murali Arte International ha creato in collaborazione con Les Couleurs Suisse SA cinque esclusivi design per carte da parati. Per esempio il modello «Pavilion» è un omaggio all’entusiasmo che Le Corbusier nutriva per l’arte primitiva e le strutture a tenda, mentre «Unity» si ispira alla modalità degli architetti di integrare le finestre nell’edificio. Oltre alla tappezzeria che presenta fantasie diverse è stata creata anche una selezione di tredici modelli monocromatici con le tonalità calde della «polychromie architecturale».

È tempo di colore

Anche la nuova collezione del produttore di orologi svizzero Rado si ispira al modello della tastiera di colori di Le Corbusier. Rado True Thinline Les Couleurs™ Le Corbusier trasforma con precisione artigianale una selezione di nove colori in eleganti orologi. Grazie alla partnership con Les Couleurs Suisse SA, Rado impiega la sua eccezionale maestria nella lavorazione dei materiali, superando non solo i limiti di design, ma imponendo anche nel settore orologiaio nuovi canoni. Infatti la rappresentazione di tonalità policromatiche nella ceramica hi-tech con cui gli orologi sono realizzati costituisce la più ardua sfida nel campo della lavorazione dei materiali. Al fine di riprodurre al meglio sei tonalità sature tenui e tre vivaci, Rado ha attinto alla sua esperienza trentennale nella produzione e nella lavorazione di orologi in ceramica hi-tech, sintetizzando in modo ottimale l’intenzione di Le Corbusier: linee essenziali, elevata funzionalità e design senza tempo.

Un omaggio senza tempo

Con la sua nuova collezione in ceramica colorata hi-tech il produttore svizzero di orologi Rado offre un tributo al genio del design. La serie True Thinline Les Couleurs™ Le Corbusier comprende nove modelli nei colori provenienti dalla famosa «polychromie architecturale» di Le Corbusier: Cream White 32001, Pale Sienna 32123, Luminous Pink 4320C, Slightly Greyed English Green 32041, Grey Brown Natural Umber 32141, Iron Grey 32010 nonché nelle tonalità vivaci Sunshine Yellow 4320W, Powerful Orange 4320S e Spectacular Ultramarine 4320K.

Per la realizzazione della colorata collezione, Rado ha collaborato con la Fondation Le Corbusier e Les Couleurs Suisse SA che, grazie alla partnership con produttori internazionali sotto il marchio di autenticità Les Couleurs™ Le Corbusier, distribuisce la gamma di colori. Ciascun modello è in vendita in una edizione limitata di 999 pezzi a un prezzo singolo di CHF 2000 e dispone di un disegno speciale del fondello che comprende tutti i sessantatre colori della «polychromie architecturale» e l’incisione speciale «Limited Edition One out of 999».

rado​.com